Urbanizzazione della Valle Parco Lambro

Scritto da Mirko Paglia eco-ingegnere

03/11/2020

Ho fatto una ricerca tecnica abbastanza approfondita con dati ufficiali forniti dall’Autorità di Bacino del Fiume Po.

In particolare modo ho cercato di capire se l’evento del novembre 2014 fosse stato un evento climatico estremo (causato dal #CambiamentoClimatico in corso, di cui oramai conosciamo il colpevole) oppure si tratta di mal gestione del territorio. Ecco le mie personali osservazioni.

Dati dello stato di fatto

Il tratto di Fiume Lambro ha un bacino idrografico molto complesso. Le analisi vengono fatte sul tratto del bacino idrografico che va dallo sbocco del lago di Pusiano, in comune di Merone e termina, a valle, alla confluenza con il Deviatore Redefossi in comune di San Giuliano con una lunghezza complessiva di circa 64 km.

Le vicissitudini storiche hanno creato un complesso di situazioni a cui ogni organismo di controllo territoriale deve porre particolare attenzione.

I cambiamenti climatici causati dall’uomo devono imporci una totale riflessione: gli edifici storici crolleranno difronte al cambiamento globale del clima! Non sarebbe meglio proteggerli insieme al futuro dei nostri figli? 
Ing. Mirko Paglia

Suddivisione Lambro secondo le caratteristiche idriche (diviso come da elenco ) e secondo il bacino idrografico (diviso in 4 parti).

Dal punto di vista idraulico (ovvero dati di portata, deflusso, sezione alveolo ecc…) il fiume Lambro è stato così suddiviso a seconda del “comportamento”:

  1. il tratto prelacuale, a monte del lago di Pusiano, in cui il fiume ha carattere prevalentemente torrentizio, alveo incassato, forti pendenze, basso livello di urbanizzazione (superficie urbanizzata di 10 km2 , pari a circa il 10% dell’intero bacino afferente al tratto in oggetto);
  2. il tratto naturale (denominato tratto 1), compreso tra il lago di Pusiano e Villasanta, in cui il fiume scorre principalmente in un alveo abbastanza incassato, salvo alcune zone in cui si verificano aree di allagamento in terreni naturali (Lambrugo, Inverigo, Veduggio, Briosco, Lesmo, ecc.); in tale tratto il livello di urbanizzazione è basso (superficie urbanizzata di 50 km2, pari al 30% dell’intero bacino afferente al tratto in oggetto);.
  3. il tratto urbanizzato, in cui il fiume attraversa territori pianeggianti, fortemente antropizzati (superficie urbanizzata di 140 km2 , pari a circa il 50% dell’intero bacino afferente al tratto in oggetto), in cui sono presenti lunghi tratti canalizzati vincolati da numerosi ponti ed attraversamenti.
    Tale tratto può essere suddiviso in ulteriori quattro tratti con differente configurazione idraulica:
    • dal ponte di S. Giorgio a Villasanta al ponte dell’autostrada A4 (LA91), denominato tratto 2;
    • dal ponte dell’autostrada A4 al ponte della linea metropolitana MM2 a Cascina Gobba, denominato tratto 3; dal ponte della linea metropolitana MM2 al ponte di viale Forlanini a Milano, denominato tratto 4;
    • dal ponte di viale Forlanini a Milano alla confluenza con il Deviatore Redefossi, denominato tratto 5.

Parlando di bacino idrografico (l’area su cui insiste il fiume e da cui prende le acque) lo si è suddiviso in quattro parti:

  1. la prima parte del bacino (denominata Lago), situata a monte del lago di Pusiano, presenta numerosi piccoli corsi d’acqua a regime torrentizio, con pendenze generalmente elevate (torrenti Lambretto, Valle di Rezzago, Foce, Ravella, Bistonda, Bova). Al termine di questa parte il fiume diminuisce la sua pendenza sino a confluire nel lago di Pusiano dove deposita notevoli quantità di detriti che ne caratterizzano il conoide; in tale porzione di bacino può anche essere incluso il bacino afferente al lago di Alserio che ha un comportamento simile al lago di Pusiano;
  2. la seconda parte (denominata Lambro naturale), compresa tra il lago di Pusiano e il comune di Villasanta (a monte del comune di Monza), presenta versanti acclivi o mediamente acclivi ed è caratterizzato da urbanizzazione ridotta; in tale porzione del bacino sono presenti alcuni affluenti, tutti localizzati in sinistra idraulica, di cui i principali sono: Bevera di Molteno, Bevera di Veduggio, Bevera di Renate, Roggia Brovada, Roggia Pegorino e Roggia Molgorana;
  3. la terza parte (denominato Lambro urbano), compreso tra il comune di Monza e la periferia sud-est di Milano, fino alla confluenza del Deviatore Redefossi (limite del tratto oggetto della presente relazione), presenta versanti pressoché pianeggianti ed un’elevata urbanizzazione; il contributo di tale porzione di bacino è interamente derivante dagli scaricatori delle reti fognarie comunali (Monza, Sesto San Giovanni e Milano) e consortili (collettori ALSI S.p.A.);
  4. la quarta parte del bacino (Lambro irriguo), compreso tra la confluenza con il Deviatore Redefossi e il fiume Po, è costituito da terreni pianeggianti nei quali è presente un vasto reticolo irriguo; all’interno di tale bacino vi è la confluenza tra il Lambro e il Lambro Meridionale.

Il deflusso della porzione denominata Lago è ovviamente influenzato dai fenomeni d’invaso e svaso del lago di Pusiano e del lago di Alserio, pertanto tale porzione di bacino produce un idrogramma in ingresso al Lambro con picchi poco accentuati e durate delle onde di piena molto prolungate.

Nella zona Lambro naturale i deflussi in ingresso al Lambro dipendono prevalentemente dalle caratteristiche geomorfologiche del bacino.

deflussi della zona Lambro urbano risultano influenzati principalmente dalla capacità di smaltimento delle fognature comunali e consortili.

Per quanto riguarda invece la zona Lambro irriguo i deflussi sono influenzati dal reticolo irriguo.

La superficie complessiva del bacino del Lambro, chiuso alla confluenza con il Deviatore Redefossi, è pari a circa 553 km2 , così suddivisi:

  • superficie naturale: ~ 284 km2 (di cui 111 km2 a monte dei laghi)
  • superficie urbanizzata: ~ 269 km2.

L’evento del 2002

I dati rilevati nel novembre 2002 (stima) sono riportati nella seguente tabella riassuntiva.

Sezione

Portate al colmo (m3/s)

Uscita lago Pusiano

50

Idrometro di Lambrugo

100

Idrometro Peregallo

140

S. Giorgio – Villasanta

150

Ponte autostrada A4

200

Ponte Via Feltre – Milano

160

Ponte Viale Forlanini – MI

165

Confluenza Dev. Redefossi

175

Questo episodio ha mostrato, con tutta evidenza, che l’intero bacino del Lambro è vulnerabile e carente di aree di laminazione per accogliere ondate di piena tutt’altro che eccezionali tant’è che la frequenza delle piene che causano esondazioni nelle città sono venticinquennali (1951‐1976‐2002).

A seguito delle forti piogge il fenomeno acquista un problema legato al fattore tempo. I terreni si sono trovati saturi d’acqua ed non hanno potuto influire come “moderatore” nella portata del fiume Lambro.

In particolare fino al giorno precedente all’evento principale di novembre 2002 sono caduti rispettivamente 260 mm (Caslino), 195 mm (Molteno), 169 mm (Veduggio) e 117 mm (Cusano Milanino). Tali precipitazioni hanno contribuito a saturare le coltri superficiali di terreno, aumentando notevolmente l’afflusso netto nel fiume in occasione dell’evento principale (24÷27
novembre). Vedi anche Relazione_Alluvione Nov_2002 e anche Analisi pluviometrica dopo eventi novembre 2002

Aggiorniamo che l’evento di novembre 2014 non è in media ed è probabile attendere altri eventi di ricaduta temporale più breve a seguito dei dati previsionali dell’IPCC.

IPCC - Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico

Le superfici impermeabili

 

Tratto da IMPLEMENTAZIONE DI UN
SISTEMA DI PREVISIONE IN
TEMPO REALE PER LA
PROTEZIONE IDRAULICA DELLA
CITTA’ DI MILANO

Facendo riferimento alle superfici urbanizzate di ~ 269 km2 facciamo una piccola precisazione del termine “urbanizzate”. Con tale termine si individuano le aree presso le quali l’uomo insedia le proprie attività di:  suolo impermeabile per edifici, capannoni, cortili e aree pavimentate, piazzali, parcheggi, strade, ferrovie, campi da calcio, cave, cantieri, discariche, serre, etc. Utilizzando il metodo proposto dalle indagini istat sulle superfici impermeabili ed in particolare alla tabella 1 possiamo dire che al 2006 tale superficie è circa il 7,3% del totale. Ipotizzando un incremento simile a quello avvenuto tra il 1999-2006 approssimiamo le superfici al 2014 all’ 8% del totale: 44-45 km2. Valore verosimile anche dal GLOBCORINE 2009 (GLOBal Coordination of Information on the Environment), portato avanti dall’ESA (European Space Agency) secondo le linee guida dell’EEA (European Environment Agency), (European Space Agency s.d.).  Per maggiori informazioni sul metodo Numero di Curva (CN) si veda il documento di riferimento utilizzato: Numero di Curva (CN) dove le classi di permeabilità sono:  classe 1 corrisponde ai valori più elevati di permeabilità, la 4 invece a quelli più bassi. Il risultato è la mappa a lato, che viene accompagnata dalla frequenza relativa di ciascuna classe
idrologica.

E’ utile annotare che una superficie satura d’acqua è assimilabile ad una superficie impermeabile (come da storico del 23 novembre in Val Sassina, nella zona del Colle di Balisio, descritta in seguito)

Un pò di storia

A sinistra, il vecchio ponte Sunderasco prima dell’alluvione del 1951 che lo distrusse. A destra, quel che rimane del ponte tra Sesto e Cologno dopo l’inondazione del 1951. Fotografie tratte dal libro Cassina de Gatti Corte di Monza: un borgo e la sua gente, di Enrico Gatti, Athos Geminiani, Daniela macchi, Renzo Macchi, Enrico Piazza, Bruno piodelli, Gianluigi Sardi, Sestante ed.

Dal punto di vista idrologico il fiume Lambro ha un carattere fortemente variabile: negli ultimi 60 anni ha un regime di modesta entità, ma piogge violente o prolungate possono dare origine a fenomeni di esondazione.

Nei 100 anni precedenti si ricordano esondazioni di varia gravità specialmente nei seguenti anni:

  1. maggio 1917 (i dati storici parlano di piogge di lunga durata)
  2. ottobre 1928
  3. agosto, settembre e novembre 1934
  4. ottobre 1935
  5. settembre, ottobre e novembre 1937
  6. luglio 1938
  7. settembre 1947
  8. novembre 1951 Crollo nel terrapieno del Villoresi, lungo via Ghilini, per un tratto di 50 m circa; franamento dell’isolotto dei Mulini; apertura di una voragine di circa 10m nei pressi del ponte di via Annoni di Monza. Le piogge sono state valutate in 120 mm in 24 ore;
  9. giugno 1963 Definita (probabilmente esagerando, vista l’entità dei danni e le superfici esondate) “più grave del ‘51” su Il Cittadino di giugno, n°20. Segnalati tre punti di esondazione: via Ghilini, ponte di via Villa e Ponte delle Grazie a Monza
  10. ottobre 1976 Dopo le prime precipitazioni, in alcuni punti dell’area a Nord di Milano, la falda freatica si è alzata in breve tempo anche di oltre 10 metri. Orbene, nel 1976 fu allagata l’intera parte bassa del Parco, quella che si sviluppa ai lati del Lambro.
  11. novembre 2002 (Paragonabile a quella del 1976 e probabilmente a quella del 1951)
  12. novembre 2014

Non mancano segnalazioni di esondazioni del Lambro, come si ricava dalle cronache locali con dati reperibili nell’archivio di stato di Milano.

Nel novembre 1947 nel bacino del Fiume Lambro Settentrionale accadde una delle prime piene del Lambro registrate da documenti storici ufficiali dell’epoca.

Nel 1951 un’inondazione fece crollare il ponte tra San Maurizio e Sesto costringendo gli abitanti dell’altra sponda ad attrezzare una barca-traghetto per raggiungere il posto di lavoro. (alluvioni storiche)

Nel 1958 il fiume in piena provocò danni pesanti, e nel 1963 e 1976 le acque tracimarono in corrispondenza del ponte tra San Maurizio al Lambro e la Cava Melzi, travolgendo ciò che incontravano sulla propria strada.

Riporto un documento del PGT del comune di PESCHIERA BORROMEO (MI) dove si mostrano tali avvenimenti: Alluvioni storiche del comune di Peschiera Borromeo Tavola_7_1

A livello di misure l’unica stazione di rilevamento storica è quella posta a Lambrugo. La massima portata storica registrata è stata quella del 14/06/1963 pari a circa 83 m3/s.

Nell’ottobre 1976 è al secondo posto tra i mesi di ottobre più piovosi nell’area milanese, su un arco di osservazioni di 234 anni, come risulta dalle misure registrate dall’osservatorio di Milano-Brera a partire dal 1764. In quel mese caddero 374 mm di pioggia, inferiori solo ai 376,3 mm dell’ottobre 1872

Presumibilmente di simili entità si hanno le alluvioni del maggio 1917, nel settembre 1937 (con allagamento di Monza e della periferia di Milano) e nel 1993 con allagamenti alla periferia di Milano. (dati tratti da Linee generali di assetto idrogeologico)

Dati registrati dal pluviometro di Veduggio durante evento del 12-30 novembre 2002

Il mese di Novembre 2002 verrà ricordato negli annali della meteorologia lombarda come il più piovoso della recente storia meteorologica. Ogni sorta di record in quel mese è stato battuto, dal quantitativo di pioggia totale al numero di giorni consecutivi con precipitazioni.

Dalla sera del 12 novembre 2002 il tempo cambia velocemente ed in maniera decisa. Dal Nord Africa arrivano una serie di perturbazioni violenti che riversano, oltre ad una buona dose di sabbia, un quantitativo di pioggia che fino al 23 novembre arrivava a 227,8 mm misurati a Perticato. In Val Sassina ,nella zona del Colle di Balisio, si inizia a formare un grande lago che già nel mese di Maggio 2002, in occasione di un’altra e pesante ondata di maltempo, aveva fatto la sua comparsa. Era il preludio di una saturazione del terreno: come una spugna piena d’acqua non riusciva più a farla defluire come un regolatore di portata. L’effetto è equivalente ad un terreno completamente impermeabilizzato.

Il giorno 24 novembre un nuovo fronte raggiunge la zona nord italia. In 24 ore cadono altri 56,2 mm di pioggia. A Barzio cadono 64,0 mm. Il giorno successivo cadono ben 73.3 mm a Perticato, con un’intensità che in alcuni momenti raggiunge i 30 mm/h. 

Nella notte tra il 25 e il 26 Novembre si susseguono rovesci fortissimi, piove costantemente a 10 mm/h, il pluviometro indica 75,4 mm a Perticato. In 24 ore cadono altri 138,5 mm  ovvero 1/3 di quello che cadde nell’intero mese di ottobre del 1976 (dati Oss. meteo di Perticato di Mariano Comense e Oss. meteo di Barzio). Immagini dell’alluvione del 2002 qui.

Una serie di rovesci temporaleschi stazionari ha colpito parte del milanese, la brianza, il comasco, il lecchese, il varesotto

Non possiedo ancora dati precisi per un confronto ma il disastro del novembre appena trascorso (2014) mi risultano essere simili se non superiori al 2002.

Per maggiori informazioni consultate il sito http://www.centrometeolombardo.com/

Durante gli anni ’70-’80 l’urbanizzazione ha ristrette le aree di golena, cioè quell’area compresa tra l’argine maestro e il letto del fiume, che rimane all’asciutto durante i periodi di magra e si riempie durante la piena, ammortizzando l’urto delle piene più forti.

Non si sono fatti interventi concreti per migliorare la situazione.

Conclusioni

A fronte di questi dati si può dire che il problema è l’urbanizzazione?

Si tratta in realtà di concause di cui il fattore tempo è essenziale per comprendere la complessità degli eventi disastrosi.

Non è possibile quantificare le colpevolezze, ma certamente è possibile dire chi ha maggiori colpe rispetto ad altri.

Premetto che, in quei luoghi ove i corsi d’acqua sono rigidamente convogliati ed in quei punti dove non si fa manutenzione del letto fluviale nonché la pulizia delle rive, è certamente accentuato il problema degli eventi disastrosi.

Negli eventi ordinari non si sono mai registrati valori di criticità in via previsionale e reale tali da mettere in allarme il tratto. Infatti fin’ora non si sono mani manifestati eventi con criticità elevata come quelli del 1951-1976-2002-2014.

Nel 1951 le superfici impermeabili erano certamente inferiori al 3,2% (dati tabella 1 del metodo istat) e presumibilmente nel 1976 era di circa il 4,8%. La stessa urbanizzazione nel 1951 non poteva essere presa in causa. Anche la presenza dei ponti e dei restringimenti all’epoca era molto meno influente.

Nonostante ci fosse stata maggiore cura del territorio, garantendo aree di golena adeguate, gli eventi del 1951-1976-2002-2014 si sarebbero comunque verificati poiché tali eventi sono dipendenti direttamente dall’abnorme quantità d’acqua in breve tempo. L’aree rese impermeabili possono giustificare al massimo solo l’8% dell’esondazione. Altre cause possono essere l’insufficiente manutenzione/pulizia dell’alveo  (che potrebbe costituire solo una piccola parte del problema ed in poche zone del tratto) e la mancanza di aree di golena che sono state tolte a causa dell’urbanizzazione (che purtroppo potrebbero comunque essere insufficienti ad evitare gli eventi citati).

Il principale accusato rimane essere il Cambiamento Climatico causato dall’uomo che sta rendendo le precipitazioni sempre più copiose rendendo il terreno saturo d’acqua e perciò di fatto impermeabile. In tale situazione un evento più forte porterà nuove esondazioni con più facilità.

Località Pescarenico a Lecco durante l’alluvione del 2002

Lungolago di Lecco durante l’alluvione del novembre 2002

Esondazione Lambro in località Molino Nuovo a Nibionno (LC) nel novembre 2002

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